Le resine acriliche a base di polimetilmetacrilati (PMMA) sono da più di settant’anni tra i materiali più diffusi riguardo la realizzazione di dispositivi protesici e ortodontici. Da molti anni, però, sono conosciuti anche i problemi legati all’utilizzo dei polimetilmetacrilati e ai loro effetti, non proprio benefici, sui pazienti e operatori che li devono utilizzare quotidianamente. Fino ad alcuni anni fa, questi effetti erano ritenuti un rischio accettabile, se paragonato ai benefici portati dai dispositivi fabbricati con questi materiali, ma la sensibilità e la vigilanza comune nei confronti di argomenti quali salute, tollerabilità, biocompatibilità sono ampiamente cresciuti e quello che era considerato un male necessario oggi non è più accettabile, anche in virtù dello sviluppo di una quantità innumerevole di nuove tecnologie in tutti i campi del nostro settore.
Il polimetilmetacrilato (PMMA) è una sostanza volatile dalle eccellenti proprietà di solvente, facilmente assorbibile dal nostro organismo, è irritante per cute, mucose e vie respiratorie. Il rischio maggiore è per gli operatori che lo dovrebbero lavorare con apposite protezioni, in realtà le protezioni indicate nelle schede di sicurezza, come uso di guanti butilici per evitare contatto con le mani, rendono impraticabile la trasformazione del materiale nei normali protocolli di laboratorio. La conseguenza è che la lavorazione è praticamente impossibile senza gravi rischi di salute per gli operatori.
Per quanto riguarda l’uso dei dispostivi in cavo orale è ormai ampiamente accettato che da matrici polimerizzate di materiale resinoso è possibile un rilascio di monomeri responsabili di reazioni citotossiche. Esistono oggi sistemi di polimerizzazione che riducono la quantità di monomero residuo, ma il massimo risultato che si riesce ad ottenere è il seguente: con questo sistema il potenziale rischio per la salute dei pazienti può essere ridotto a un livello estremamente basso, quindi aggiungiamo, non eliminato. Ad oggi, dal punto di vista tecnico e scientifico la problematica del rilascio del monomero residuo non è stata ancora risolta e rimane parte integrante delle problematiche del PMMA.
Il danno maggiore comunque per i pazienti è senz’ altro legato all’uso diretto in cavo orale di questi materiali, infatti studi in vitro riportano: la maggioranza delle cellule trattate è morta per necrosi, mentre una piccola percentuale di cellule è morta per apoptosi. In conclusione, i risultati hanno dimostrato che questi liquidi di polimeri dentali e i loro monomeri principali causano reazioni citotossiche. La procedura di ribasatura diretta che prevede la polimerizzazione di questi materiali in situ, deve essere utilizzata con molta cautela.
Riportiamo di seguito documentazione di riferimento, in questa pagina ci sono alcuni documenti tradotti in Italiano, per un maggiore approfondimento si può consultare la pagina omonima in versione Inglese.

